Intervista a Francesca Stizzo, attrice teatrale napoletana

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Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con una giovane attrice teatrale napoletana: Francesca Stizzo. Francesca nasce a Napoli il 21 aprile 1986. All’età di 7 anni scopre una forte passione per la danza e frequenta l’Ecole de la Dance di Tony Ferrante, primo ballerino del Teatro San Carlo di Napoli, dove si diploma in tersicorea. A nove anni scopre la passione per la recitazione, si diploma al Teatro Bracco di Napoli. Vince una borsa di studio per frequentare la scuola di recitazione di Augusto Zucchi al Teatro Agorà di Roma. Lavora per varie compagnie teatrali ed in vari spettacoli, tra cui “Le Tre Pecore Viziose” di Eduardo Scarpetta ed “Assunta Spina” di Salvatore di Giacomo. Collabora con una web radio, Vanilla Radio, conducendo un programma “In perfetto vanilla style”.

 

Com’è nata la tua passione per il teatro?

 

La mia passione per il teatro inizia a 16 anni quando, durante le vacanze estive, fui inserita in un gruppo di teatro. Mi innamorai del palco e dipesi subito dalla forte emozione che esso suscitava in me, un misto tra paura e felicità. Da allora decisi che era quello che avrei voluto fare nella vita, volevo fare l’attrice! Così, appena finiti gli studi, e dopo aver conseguito il diploma in danza classica mi dedicai anima e corpo al teatro.

 

Raccontaci le emozioni della tua prima volta sul palco

 

La mia prima volta fu tremenda e stupenda nello stesso istante. Mi cimentai con un colosso, interpretai “’A livella” del grande Totò. Un turbinio di emozioni, come sulle montagne russe. E’ proprio forse per la voglia di riprovare quell’adrenalina, decisi di tornare al più presto sul palcoscenico. Sembrerà una frase scontata, ma ogni volta che salgo su quelle tavole è sempre come  se fosse la prima volta. Il cuore mi batte forte, vorrei scappare ed invece una forza mi spinge davanti al pubblico e vorrei piangere di gioia. Il teatro è davvero magia. Il teatro è vita, necessario e mai scontato! Regala ad ogni replica un’emozione diversa.

 

Qual è il premio a cui ti senti più legata e perché?

 

Il premio al quale sono più legata è il premio teatrale Franco Angrisano come migliore attrice. L’ho conseguito grazie ad un testo speciale “Il cranio della Sirena”. Un monologo scritto e diretto da Anita Laudando che parla della sirena Parthenope, nonché di Napoli, la mia città. Dieci minuti che raccontano di un paradiso soffocato da chi lo calpesta giorno per giorno senza fregarsene nulla. Un paradiso di smog, di urla che restano inascoltate, di sofferenze bagnate dal mare. E restiamo come statue, inermi, di fronte il Vesuvio, senza fare nulla. Credo invece che bisogna rispettare la nostra patria, bisogna amarla! Perché solo così rispetteremo ed ameremo noi stessi! Sembra retorica, ma purtroppo sono parole che vanno continuamente sottolineate e ripetute. Ne vale la pena! Napoli con le sue meraviglie, sono le nostre radici, non le possiamo far morire!

 

C’è un personaggio che ti piacerebbe interpretare più di altri? Perchè?

   

E’ da tempo che mi piacerebbe interpretare Medea per l’enorme difficoltà nel raccontare ed interpretare un personaggio così enigmatico e dalle mille, se non infinite, sfumature. Si tratta veramente di una grande prova attoriale. Adoro mettermi alla prova, sfidarmi, andare oltre, superare i miei limiti. Sono curiosa e mi piace meravigliarmi! E credo che Medea non smetterà mai di meravigliare.

 

Ti piacerebbe lavorare anche per il cinema o per la televisione? Hai già avuto qualche esperienza?

 

Ho partecipato al cortometraggio “Incanto vivo” di Luca Mazzara. Un cortometraggio per il cinema, presentato alla sede  dell’Anica a Roma ed ha partecipato al RIFF. Sicuramente è stata un’esperienza positiva che mi piacerebbe ripetere, ma è il contatto con le persone quello che preferisco. Il pubblico in teatro è inizialmente tuo nemico ( infatti molti attori in passato dicevano prima di andare in scena:”Andiamo a difenderci!”)., ma se lo conquisti ti regala emozioni pazzesche. Le senti nell’aria mentre reciti. Senti i sospiri, le risate, i pianti, gli applausi, senti gli animi che entrano in empatia con lo spettacolo. Quello che si sente in teatro si sta perdendo nella società.

 

Quali sono i tuoi hobby?

 

Mi piace l’arte in tutte le sue espressioni! Amo andare a teatro, a cinema, ai musei, alle mostre. Purtroppo tutte attività che in questo periodo non si possono fare. Guardo molti film e serie americani, li preferisco. Seguo sui social molte dirette di compagnie teatrali. Seguo dibattiti inerenti il problema che stiamo attraversando noi attori e tutti gli altri artisti e cosa pensano gli stessi di questo periodo di isolamento, di quasi annullamento. In ultimo scrivo poesie e ne leggo veramente tante.

 

I lavoratori dello spettacolo sono state tra le categorie di lavoratori più penalizzate durante questo periodo di crisi a seguito del coronavirus. Tu come lo stai affrontando?

 

Sto approfittando di questo tempo per studiare nuovi personaggi e per realizzare alcuni video sul mio canale YouTube. Impartisco, inoltre, lezioni di dizione online sia a manager di aziende che a persone legate al mondo dello spettacolo. E’ un lavoro che mi sta regalando tante soddisfazioni; ho dei bravissimi allievi.

 

Cosa ti auguri per il 2021? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

 

Spero che il 2021 permetta nuovamente la riapertura dei teatri. Ho tanta voglia di mettermi in gioco e di rivivere quell’emozione che solo il palcoscenico può dare. Ed ho tanta voglia di vedere la gente che va a teatro. C’è bisogno di riflessione, di cultura. C’è bisogno di rapporti umani, di occhi negli occhi, di sentire e non vedere. Anche con le dovute distanze, ma c’è bisogno di teatro! Nel frattempo, però, vorrei vedere più impegno da parte delle istituzioni nel sostegno alla categoria. Le categorie senza albo devono essere protette. L’arte è un LAVORO! Invece veniamo spesso discriminati, dimenticando quante famiglie vivono grazie al teatro ed al mondo dello spettacolo in generale.

 

Grazie Carlo, a te ed a tutta la redazione di Hermes Magazine.

 


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