“I Promessi Tonti” rivisitazione goliardica del celebre romanzo del Manzo

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Bentornati adepti di Hermes Magazine per una nuova pasticcota letteraria, alla scoperta, di quel romanzo che vince su tutte le storie d’amore di questi tempi. Dalla Fedez alla Ferragni fino a Meghan e William passando per la signora Pina e Ugo Fantozzi, tutti – e dico tutti – invidiano questa grande storia d’amore, targata Alessandro Manzo Manzoni. “I promessi Ton….”…. pardon! “Sposi”

“I promessi Sposi”  di Alessandro Manzoni, infatti, è il caposaldo dei romanzi storici di tutta la letteratura Italiana (oltre ad una grandissima rottura di maroni per ogni studente che si appresta a leggerne e studiarne le pagine negli anni delle superiori).  Il Manzo inizia questa sua creazione mentale con una citazione molto famosa, ovvero: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno”. Ricordo che la prima volta che il mio professore lesse queste parole io pensavo già a quale ordinazione prendere al bar prima di fare il rientro pomeridiano, in quanto una frase del genere t’induce mentalmente al cibo, non ce ne sono di palle.

Rappresentazione chiara e semplice di dove si sono svolti i fatti.

Ma andiamo avanti con la nostra spiegazione: Manzo, continuò a scrivere di questi promessi per circa ventuno anni. Ventuno anni, avete letto bene. Due decadi più uno (bonus) per raccontare una storia d’amore. Questi probabilmente, al giorno d’oggi si sarebbero già risposati almeno una quindicina di volte con qualcun’altro, si sarebbero riscoperti omossessuali o avrebbero deciso di andare a “Uomini e donne” e avrebbero tolto il primato a Gemma Galgani e a Broocke Logan di Beautiful. Più ospitate varie nei talk show della Carmelita D’Urso. Sempre “col cuore”.

E fosse una storia semplice, una storia di quelle dove si parla di tradimenti, stanze rosse, uomini che sono ricchissimi e che vengono a prendere una pastorella e invece no. Si tratta infatti di due contadinelli entrambi, innamorati, i cari, dapprima “Fermo e Lucia” che solo successivamente sono diventati “Renzo e Lucia”. Non so se fosse stato una sorta di ammonizione la prima stesura o quant’altro ma io il povero Renzo (o Fermo) me lo sono immaginato più o meno così…

La trama

Due innamorati, abbiamo detto! Quali Renzo Tramaglino (biricchino per gli amici) e Lucy Mondella (perchè monella era troppo volgarotto) vogliono sposarsi, e vivere una vita felice, in cui lei gli raccatta mutande e calzini tutte le sere, e lui, – tutte le sere -, si dedica al suo sport preferito: scorregge e rutto libero. Un signorotto di alta borghesia, però, il quale nome ha non so che di soap opera spagnola (infatti il tutto si svolge proprio nel periodo dell’occupazione della Spagna tra il 1628 ed il 1630), Don Rodrigo, decide di fare lo stronzo e mandare in aria i piani di Renzo. Assolda due bravi, ovvero due malfattori e dice loro di minacciare il prete che deve celebrare il rito nuziale. Quel gran cagasotto di Don Abbondio, che solo il nome ci fa capire, che insomma va bene tutto, ma saltare un pranzo di nozze, perchè il signor Rodrigo vuol fare una corte spietata ad una che manco lo caga, anche no. E’ così che il poverino, nonostante voglia sembrare un vero macho, decide di assecondare il volere dei due bravi, perchè rischiare la vita per “polenta e osei” forse è un tantino esagerato.

Il curato visibilmente provato torna a casa dove ad aspettarlo c’è la Perpy, meglio conosciuta agli onori come Perpetua. E quand’ella si accorge che qualcosa non va, perchè Don Abbondio non finisce pasta e fagioli per cena, si fa raccontare l’accaduto. Sconvolta, lo induce, attraverso arti divinatorie e dire a Renzo quanto successo nel pomeriggio, cosicchè, anche lui dossa dare la triste notizia de “Sto matrimonio non sa da fare!” alla sua amata, la lo dice al padre, che per due soldi lo dice alla madre, che lo dice al genero, che lo dice al cane, che lo dice all’uccello, che lo dice al pesciolino, che mio padre al mercato comprò.

Ma i due trombamanti non si danno per vinti, e Renzo, siccome non è scemo, decide di andare da un avvocato, il nome è tutto un programma: “AzzeccaGarbugli” che però rifiuta la causa per paura di ritorsioni da parte di Rodrigo. In realtà rifiuta la causa perchè Renzo non la paga come vuole, il garbuglio secondo il mio modestissimo parere, è sempre stato questo. Fin dalla prima stesura.

Allora Renzo, che è un vero highlander e non si abbatte mai, decide di rivolgersi a Fra Cristoforo, un frate cappuccino che si reca al palazzo di Don Rodrigo per tentare di convincerlo attraverso svariate preghiere a rinunciare al suo proposito.

Anche Fra Cristoforo fallisce nel suo intento e i due sposini dopo molte vicissitudini che sfiorano il fantasy, come il tentativo di un matrimonio a sorpresa, tenta il rapimento di Lucia da parte degli scagnozzi di Don Rodrigo, follie dal balcone tipo Romeo and Juliet sono costretti a fuggire dal loro paese, ma non insieme, separati. Lucia va in un convento a Monza, mentre Renzo si reca a Milano, presso i frati cappuccini, sperando di trovare aiuto. Ora, miei adepti, cerchiamo di riflettere attentamente su questo ultimo passaggio, tutti insieme: se io amo una persona e lui ama me, e ci vogliamo sposare ma le circostanze della vita non ce lo permettono, e decidiamo di scappare, perchè scappare da separati, quando si potrebbe fare una fuitina come tutti gli innamorati che si rispettino? E poi perchè entrambi in un convento? Mah, misteri, da Promessi Sposi. O Promessi Tonti.

A Monza Lucia viene presa sotto l’ala protettrice di Gertry meglio conosciuta come la Monaca di Monza (vero nome all’anagrafe Gertrudechenomedepigna), mentre Renzo si trova coinvolto nei tumulti popolari di Milano, causati dall’aumento del prezzo del pane. Come un vero rivoluzionario francese (Ops, Italiano).

Nel frattempo Don Rodrigo, aiutato dalla Monaca di Monza (sta stronza!), fa rapire Lucia dall’Innominato, l’uomo sconosciuto più conosciuto al mondo che la porta nel suo castello, un pò come Belle ne la Bella e la Bestia, solo che questo non è registrato regolarmente al comune del suo paesotto. Quella stessa notte l’Innominato ha una fortissima crisi di coscienza (o di astinenza) e dopo aver visto la patonza come la madre incoronata si converte libera Lucy e l’affida a due amici di bevute Donna Prassede e Don Ferrante. A questo punto della storia arrivano in Italia i Lanzichenecchi, che sono un pò come i cinesi e i topi portatori del Covid-19, ovvero dei soldati mercenari che diffondono il morbo della peste (perchè le sfighe erano sfighe acidissime anche nel 600). Don Abbondio e sora Agnese e altri trovano rifugio proprio nel castello dell’Innominato che è diventato d’animo caritatevole e buono. Renzo, invece, come Don Rodrigo si ammala di peste. Solo che il primo aveva fatto Aestrazeneca, con richiamo, ed il secondo era no vax, Ma, così Renzino guarisce e il panzerotto invece passerà a miglior vita.

Ad oggi dei “Promessi sposi, o tonti”, che dir si voglia, si vocifera la partecipazione  ad un nuovo reality show: “Il convento”. Ma lo sapremo solo dopo un’ospitata da Barbara D’Urso, e una busta shock tutta da aprire di Maria De Filippi.

Il Dizionario dei Promessi a cura di Hermes Magazine

Renzo: il contadinello squattrinato che aveva piu gallinelle di Don Rodrigo

Lucia: la principessa sul pisello, che pur di non sposare un contadinello squattrinato o un ricco babbione si sarebbe fatta suora. Ms l’amore purtroppo trionfa sempre. E sempre nella povertà.

Don Abbondio: il curato che avrebbe venduto l’anima per “polenta ed osei” al matrimonio, ma aveva paura dei “bravi” ragazzi.

Fra Cristoforo: Fra Cristoforo nell’edizione italiana di “Tu si que vales” ha trovato il alter ego del duemilaventi, si chiama Chisky e, viste le contorsioni alla Linda Blair pare sia indemoniato. Insomma l’evoluzione a sto crisitiano mica gli ha fatto tanto bene.

I due “Bravi” ragazzi: quando vi dicono che siete bravi, non sempre è un complimento!

La Monaca di Monza (Gertry): quando si dice che l’abito non fa il monaco: noterete, miei adorati, l’autoreggente, in foto.

Don Rodrigo: il brutto e cattivo della storia, sopratutto brutto (qui lo vediamo in versione fit line, in realtà era sicuramente della stazza di Giuliano Ferrara).

L’innominato: Io, l’innominato me lo immagino un pò Toto e un po’ Charlie Chaplin, ma non vi nascondo che nella mia adolescenza aveva le fattezze di punto di domanda.

Finiamo qui il nostro fantastico viaggio in questa galattica storia d’amore e che tra conventi, conversioni e colpi di scena, ci lascia una grandissima morale, con l’aiuto di Dio, tutto si risolve, ma una botta di culo, ogni tanto, non fa mai male. Auspicando di rivedere Renzo e Lucia in un programma televisivo tutto loro senza essere offuscati da Paolo e Francesca, Fedez e la Ferragni, o quei due suicidi di Romeo e Giulietta, vi rinnovo il mio invito alla prossima dose di letteratura pasticcosa.


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