“Blowin’ in the wind” l’eterna poesia contro la guerra

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Blowin’ in the wind” di Bob Dylan  è una vera poesia, un inno contro la guerra. Ma scopriamone meglio il significato.

Siamo nel 1963 e gli Stati Uniti sono in guerra contro il Vietnam. A Bob Dylan non piace tutto questo e ne scrive una canzone, o forse meglio definirla poesia. Parla non solo dei diritti civili, degli orrori della guerra e di tutte le altre già combattute, ma anche di tutte le cattiverie dell’uomo verso altri uomini che crede “deboli” e “inferiori”. Ovviamente conoscendo Bob Dylan sappiamo benissimo che non scrive con la classica struttura metrica ben definita e con le rime ben ordinate, però è proprio per questa sua particolarità di scrivere che lo amiamo.

Il brano

Il pezzo-capolavoro è costruito su una serie di domande, le cui risposte, come si legge nel titolo, “volano nel vento”. Il cantante-poeta sembra che osservi tutto dall’alto.

La sua è una canzone sulla guerra, ma invece di parlare delle bombe e delle armi, preferisce concentrarsi sulle vittime, quasi sempre ignorate e che non riusciranno mai a dimenticare il dolore e la violenza. Si chiede quante strade debba percorrere un uomo prima di poter essere considerato “uomo con i propri diritti” e con la propria dignità.

Una delle frasi più belle è sicuramente “quante spiagge debba vedere una colomba prima di potersi riposare nella sabbia della spiaggia più vicina e quante volte ancora debbano volare le palle di cannone prima che vengano spente”.

Tra anafore, metafore e parallelismi, il cantautore-poeta  fa un ampio uso di figure retoriche con l’originale capacità di mantenere un tono tranquillo e pacato, anche se parla di tematiche crude e violente, come la morte e la guerra; temi appunto non facili da affrontare così, quasi con apatia.

Nel ritornello si rivolge al pubblico (o al lettore) chiamandolo “amico mio”, e con tono fraterno e sempre tranquillo come si può benissimo percepire dalla canzone e cercando di far passare, come unica emozione, la fiducia; una cosa molto semplice: che “tutto si muove e cambia ma l’unico modo che ha l’uomo per sopravvivere è assecondare questi cambiamenti, che sono imprevedibili come il vento appunto”.

Le risposte alle domande formulate sono tante e differenti, ma sono solo pensieri o parole e le parole sono mutevoli e si muovono proprio come il vento e non possiamo controllarlo.

”Chiediamoci ancora quante altre bombe dovranno riempire il cielo prima che le guerre finiscano.

Il testo

How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
How many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, and how many times must the cannonballs fly
Before they’re forever banned?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind
The answer is blowin’ in the wind
Yes, and how many years must a mountain exist
Before it is washed to the sea?
And how many years can some people exist
Before they’re allowed to be free?
Yes, and how many times can a man turn his head
And pretend that he just doesn’t see?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind
The answer is blowin’ in the wind
Yes, and how many times must a man look up
Before he can see the sky?
And how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, and how many deaths will it take ‘til he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind
The answer is blowin’ in the wind


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