6 settembre 1943: buon compleanno Roger Waters

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“Se ci sarà posto per me nella storia? Non me ne frega niente.”

 

 

Iniziava così l’intervista di un noto giornalista italiano, a Roger Waters, ex leader dei Pink Floyd e leggenda della musica internazionale. Iniziava così, perché colui che ha tenuto con il fiato sospeso il Postdamer Platz di  Berlino, per un concerto indimenticabile, è da sempre stato, oltre che un grande artista anche un grande uomo. Da leggere tra le righe. Bisogna saperlo interpretare, Waters, non ci si scappa. Non è mai scontato, e non è mai ciò che ti aspetti. Di lui se ne raccontano un sacco, come quella volta che pure Eric Clapton gli disse: “Ehi guarda che sei un grande bassista” dopo l’uscita dai Pink Floyd, “non smettere di suonare”. Perché si, nella sua mente, in tutti questi anni è passata anche questa idea. Quella di lasciare tutto. Di Roger si sa anche che durante un concerto si commosse quando un anziano gli si avvicinò e gli disse: “Tuo padre sarebbe fiero di te”, e si sa anche che dopo i Pink Floyd, divenne molto meno narcisistico e più autobiografico. I muri, da abbattere, non erano solo costruzioni di pietra, ma il male e la diversità che aleggiava, ed aleggia tutt’ora nel mondo.

 

 (…) Mi piace esprimere sentimenti. La mia ragione di vita è avere un problema da risolvere.

 

E di sentimenti tra canzoni e concerti quest’uomo ne ha cantati e raccontati un sacco. Una carriera di sfide, una carriera ricca di passaggi, concerti, emozioni, personalità. Una carriera iniziata in un modo e terminata in un altro, ma pur sempre un grande successo.

 

Roger è sempre stato un punto di riferimento irrinunciabile. Genio di dimensioni oscene e uomo di conclamato fascino, soprattutto quando da giovane imitava con efficacia l’ominide di Cro Magnon nel Live at Pompei, Waters non è solo la mente sublime dei Pink Floyd: è anche il tipo meno allegro dell’Universo. In ogni sua canzone ci sono almeno dodici morti, tre bombardamenti e un riferimento allo sbarco ad Anzio. Lì, nel 1944, morì suo padre Eric Fletcher. Per Roger tutto ruota attorno a quella perdita. Ma proprio tutto: se anche scrivesse una canzone sulla Citrosodina, sosterebbe che è stata inventata pensando a suo padre ad Anzio.”

 

Sono le parole di Andrea Scanzi, che parla di Waters, come un uomo che convive da sempre con una perdita, e di questa perdita, di questo lutto e sofferenza ne fa meraviglia, musica, rivalsa e canzoni.

 

Ed è proprio questo che oggi vogliamo celebrare, nel giorno del suo settantasettesimo compleanno. Si perché oggi sei settembre, il tempo, decide di scorrere anche per questo enorme simbolo di tutta la nostra storia musicale mondiale. Colui che ha deciso di abbattere i muri, attraverso la sua voce e la sua musica, ed è rimasto semplicemente un uomo, senza troppe pretese. Dovremmo ringraziarlo, perché ha portato la musica ad un livello superiore, oppure la musica c’è sempre stata ad un livello così, ma c’è voluto il vagito di Waters per farcelo comprendere, in un giorno, non qualunque, -proprio per niente- a Great Bookham nella contea di Surrey nei dintorni di Londra. Non ci è dato sapere se quel giorno ci fosse il sole o meno, quello che però diamo per certo, è che da allora, da quel primo pianto, una nota musicale, scomparve per fare spazio, alla musica di colui che è stato e probabilmente sempre sarà, anche se non gliene frega nulla, di essere ricordato.

 

E allora buon compleanno, Roger, non so se come dice Bob Ezrin Roger fosse “un ossessivo totale e il sogno di ogni psichiatra”, ma sicuramente è stato il sogno che la dea musica ha sempre voluto che diventasse realtà. E diciamo che un po’ quel sogno, realtà lo è stato per davvero. 

 

Come in cielo e così in terra, tanti auguri Roger!

 

 


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