“Viola e il Blu”: il nuovo libro di Matteo Bussola, un inno alla libertà di essere quel che si è

Condividi su

“È facile essere una bambina difficile. Se non hai paura di cadere quando vai fortissimo in bici, se preferisci arrampicarti sugli alberi invece che giocare alle principesse, se ti dicono di non giocare a calcio coi maschi e tu non capisci bene il perché, se hai l’impressione che quando ti chiedono di fare la brava intendano solo farti stare zitta, insomma ogni volta che non sei ciò che si aspettano da te, allora ecco. Almeno una bambina difficile la conosci di sicuro. Magari, quella bambina sei proprio tu.”

Se qualcuno mi chiedesse: “Perché leggi Bussola?”, io risponderei: “Perché quando sei un educatore e fondamentalmente non sei un granché nella scala gerarchica della scuola a livello di potere decisionale su cosa è un bene e cosa è un male, e sei comunque un gradino sotto a una vera maestra, i suoi libri ti aiutano meglio a capire la visione dei bambini, dei grandi, della scuola, dei genitori, della società in cui tu, educatore, (e responsabile delle facoltà educative di chi stai seguendo) e un bambino o ragazzo, siete immersi. Una sorta di vademecum per fare bene il tuo lavoro e avere una buona intesa educativa sull’educando.”

Chi è Matteo Bussola?

Matteo Bussola, classe 1971, non è al suo primo libro, però ogni volta che fa capolino nelle librerie, un pò di batticuore ci viene. Matteo è un uomo, un genitore, un padre di tre splendide bimbe e ha pure tre cani; è un marito (dell’autrice Paola Barbato), un autore, un fumettista che attraverso le sue riflessioni su Facebook è riuscito ad arrivare al cuore di tanta gente, insegnanti ed educatori compresi, quindi anche un po’ nel mio. Ed è stato in grado, attraverso i suoi libri, di spiegare a grandi e a piccini come gira il mondo al di fuori, e come gira il mondo dentro. Matteo è un girotondo, fatto di tanti colori e ognuno di questi assume un significato speciale. Proprio come quelli che incontriamo nel libro del quale vi voglio parlare.

Viola e il Blu

“Però ai fiori, per fortuna, nessuno dice niente. Non è come con le persone, pensa Viola. Un fiore va bene a tutti così com’è…”

Uscito il 25 marzo, edito da Salani Editore, Viola e il Blu è un inno alla libertà di essere esattamente quello che si è e non quello che la società ci impone. Il libro racconta la giornata di Viola e del suo papà e di quanto questa bambina ami profondamente il colore blu (il viola è proprio il colore che si ottiene mischiando il rosa e il blu). Un libro semplice, ma allo stesso potentissimo, rivolto a un pubblico che deve ancora imparare a comprendere quanto la differenza di genere sia poco importante rispetto all’unicità di quello che siamo, sia che siamo maschi, sia che siamo femmine. A Viola piacciono tante cose che per il mondo solo i maschi possono fare; ad esempio, andare veloce in monopattino, giocare a calcio, e soprattutto le piace il blu, un colore che è stato da sempre relegato ai maschietti, come il rosa alle femminucce. Ma a Viola non piace il rosa, a Viola piace il blu perché…

Ed è proprio da qui che nasce il dialogo nella giornata tra padre e figlia, ed è proprio Viola che riporta all’attenzione del padre (e quindi anche del lettore) degli episodi che ai suoi occhi sono risultati quasi strani. “Perché un uomo non può piangere?”, “perché un bambino non può giocare con una bambola?”, “perché una bambina è strana se gioca a calcio?”, “perché solo mamma deve pulire casa?”, “perché nonno non ti abbracciava come fai tu con me?”. Viola vive questa giornata tra una parola sul dondolo e un’altra immersa nel gelato al puffo che le piace tanto, o facendo a gara sul suo monopattino, e comprende quanto sia importante essere sé stessi prima di essere un maschio o una femmina. Un libro che declama e acclama la libertà di essere quel che si è, e di quanto proprio questa libertà sia stato difficile conquistarla anni e anni fa, ma anche ora, raccontandolo a misura di bambino.

“Perché le streghe sono il simbolo delle donne libere, quelle che non si facevano dire  cosa fare o come essere. Quelle di cui i maschi hanno sempre avuto un po’ più di paura.”

È incredibile come ancora nel 2021 sia così difficile vedere la libertà di quel che si è senza che sia per forza vista come un limite o qualcosa di strano oppure come qualcosa di “storto”. Come se fossimo piante da raddrizzare. E invece no, chi nasce storto ha un bellissimo super potere: quello di guardare le persone e il mondo da un altro punto di vista. Gli stereotipi sono spiegati ai bambini esattamente con la loro etimologia nelle parole di Bussola. Lo stereotipo altro non è che un immagine rigida, intrappolata dentro una scatola e che non può cambiare; invece fuori da quello che siamo esistono così tante sfumature che è impossibile non esaltare la bellezza e l’unicità dell’essere esattamente quello che si è. Un libro che mantiene un ritmo semplice e scorrevole, una storia accompagnata da immagini e colori, una storia che si legge a cuore aperto, e che accompagna, prende per mano, e ci fa apprezzare l’uomo che piange, l’uomo che mostra le sue fragilità, e le bambine che sono in grado di segnare una rete a una finale mondiale.

“Chi piange non è mai debole, Viola anzi a volte è più forte rispetto a chi non lo fa.”

Questo libro è il sorriso di una bambina di nome Viola che riesce a consolare pure le lacrime di suo padre, tra un gelato al puffo e una corsa in monopattino. Perché essere forti è un diritto che spetta anche a noi donne, e le lacrime per un uomo devono valere tanto uguale. Viola e il Blu è un libro che si legge veloce, ma è un libro che resta dentro per sempre. È rivolto a chiunque abbia voglia di scoprire quanto la bellezza dell’essere esattamente quello che siamo in tutto e per tutto. È una coccola di un padre che non ha mai saputo abbracciare e di una madre che forse ha pianto troppo e che ci siamo dimenticati di ringraziare. Facciamolo qualche volta. Ricordiamoci delle cose belle, delle cose diverse, dei colori che siamo, e non quelli che ci propongono come corretti. Grazie, Matteo, per averci portato nel mondo di Viola. Un blu che sapesse così tanto di cielo, mica l’avevo mai visto.


Condividi su