Dalla parte della strega cattiva

Condividi su

Disegno il copertina di Alefvernoart

 

“Il principe e la principessa si sposano e vivono felici e contenti.”

Ma a voi chi l’ha detto? Insomma, avete più sentito parlare di qualche principessa dopo il mirabolante matrimonio? Avete mai saputo se veramente tutto filava liscio e l’idillio amoroso tra i due coniugi sarebbe veramente durato per sempre (e pure felicemente)? E inoltre… Che fine hanno fatto i cattivi? Finisce davvero che muoiono e basta? Vi sembra corretto ed educativo per un bambino far passare il messaggio che quando si sbaglia non si ha più possibilità di rimediare? Mi chiedo: perché un cattivo non può cambiare? Perché nessuno ha mai ha dato la parola anche a loro? Se permettete, con questo articolo voglio farlo io, perché le principesse, se devo dirla tutta, mi sono da sempre state sulle palle.

Psicologia, favole e fiabe

Nelle fiabe e nelle favole tutto è molto facile: ci sono il bene da una parte e il male dall’altra. Un coltello taglia tutto a metà, senza che ci sia la possibilità di ambivalenze. Non ci sono confusioni. Non ci sono sfumature. In questi racconti, infatti, esistono sempre i due lati della personalità umana. Ben distinti grazie alla personificazione di un lato “buono” e di un lato “cattivo”. Ma partiamo dalla psiche comune, ovvero ciò che tutti noi portiamo dentro. Un lato “accettabile”, e anche un lato oscuro.

La fiaba e la favola nascono come rappresentazioni significative e simboliche di queste complessità che caratterizzano la personalità degli adulti e anche quella dei bambini. Proprio per questo motivo, questi racconti ci posso venire in aiuto quando vogliamo insegnare ai più piccoli a convivere con il proprio lato oscuro e, in alcuni casi, a facilitarne e semplificarne l’accettazione. L’idea della strutturazione del pensiero di un bambino in relazione alle favole, in parole povere, è proprio questa:

Io posso esprimere (a livello simbolico, quindi nel gioco o nei pensieri) il mio lato aggressivo (l’antagonista) perché comunque so che c’è sempre un lato positivo (l’eroe) che avrà la meglio e lo terrà sotto controllo. Ovviamente tutto questo funziona a livello inconscio.”

E fin qui, diciamo che ci siamo un po’ tutti sul ragionamento, che fila liscio come l’olio, ma veniamo alle cose serie. 

I cattivi, per quale motivo sono “cattivi”?

In una prima lettura, alquanto semplicistica, abbiamo dato una risposta che ci è sembrata la chiave di tutto, in quanto è concreta e reale. Esistono il bene e il male. Ma perché il male è considerato così sbagliato? Che cosa avviene quando un cattivo diventa “l’antagonista” di un supereroe? E soprattutto, siamo così sicuri che l’eroe non abbia qualche scheletro nell’armadio? Cioè, Biancaneve è davvero la povera stronza che si è persa nel bosco alla notte perché mal voluta dalla matrigna? E Grimilde, ovvero colei che allo specchio si vedeva sempre più brutta della candida Biancaneve, non è che soffrisse di un complesso d’inferiorità rispetto alla ragazza, la quale magari sfacciatamente si mostrava bella e giovane ad ogni tipo di uccello mentre andava a raccogliere l’acqua del pozzo? Che ne sappiamo noi, se una carezza, se una parola buona, Biancaneve l’aveva mai detta alla sua matrigna per tranquillizzarla? Insomma, psicologicamente parlando, è troppo semplice per un adulto vedere solo una chiave di lettura, non trovate? Perché il buono deve essere sempre buono? Non è per caso umano sbagliare? Non è per caso umano essere stronzi anche se si è la persona migliore su questa terra? Pure Gesù s’era incazzato con i mercanti, nel tempio!

E poi veniamo ad un’altra grande cattiva, alla quale Disney aveva dato un ampio spazio, soprattutto a livello cinematografico, dandole la possibilità di una rivincita: Malefica. Alla quale è stato prestato il volto di una meravigliosa Angelina Jolie. La storia non è altro che lo spin off de La bella addormentata nel bosco. Fiaba letta, straletta, vista e stravista. E in questo “prima di…” ci è stato spiegato il perché di cotanta “stronzaggine” della più bella tra le fate madrine della giovane Aurora.

Dal libro al film passando per il dolore

Lo spin off (ovviamente e sfortunatamente solo in versione cinematografica) è ambientato nella brughiera, un bosco abitato da tantissimi personaggi fantastici come troll, fate, alberi viventi e tanto altro. Fra tutte le fate ce n’è una, bellissima e molto buona, con due corna sulla testa e due grandissime ali, appariscenti come quelle un’aquila, che le permettono di volare fin sopra le nuvole. Lei è proprio la nostra cara Malefica. E sì, era buona. Per sua sfortuna, un giorno, in questo luogo fatato si avventura un ragazzino orfano e povero, che dorme in un pagliaio. Stefano (il re, che poi nel racconto da tutti conosciuto è il padre di Aurora). Qui incontra la fata Malefica e la loro amicizia si trasforma ben presto in amore. Ma a Stefano piacevano i soldi, e dopo un po’ decide di inseguire il suo sogno di arrivare al trono, lasciando la povera Malefica sola e disperata. Stefano tornerà poi dopo anni per volere del re (al quale succedere) per sconfiggere Malefica ed impadronirsi della brughiera.

I due passano qualche ora insieme e tutto sembra essere tornato esattamente com’era quando erano ragazzini. Nonostante gli occhi innamorati di Malefica, l’obiettivo di Stefano era però rimasto lo stesso: diventare l’erede al trono. Ed è qui che mette in atto il suo piano dibolico. Addormentandola, dopo averla avvelenata e poi, non riuscendo ad ucciderla, tagliandole le sue splendide ali per consegnarle al re, ottenendo così l’eredità al trono. Al suo risveglio, Malefica urla disperata e distrutta. L’uomo che amava le aveva tagliato le ali e le aveva lacerato il cuore. Tutta la brughiera crolla così nel buio, e lei medita vendetta tra le tenebre del suo cuore. Quando Malefica tempo dopo viene a sapere della nascita della figlia di Stefano e della regina, si presenta alla festa per la nascita della piccola e, dopo gli auguri “magici” delle fatine, propone il suo “augurio” malvagio e vendicativo sulla principessa: Aurora sarebbe cresciuta in grazia e bellezza e tutti si sarebbero innamorati di lei, ma il giorno del suo sedicesimo compleanno, ella si sarebbe punta con l’ago di un arcolaio cadendo in un sonno profondissimo, che poteva essere interrotto solo dal bacio del vero amore. Il re a quel punto affida alle fate madrine la piccola, sperando di salvarla da quel maleficio. Anche se il film darà davvero una chiave di lettura totalmente diversa. E scorgerete in Malefica, la strega buona che tutti dovremmo essere.

Grazie al suo fedele corvo, Malefica scopre dove viene portata la bambina e diventa la sua ombra, sempre presente nella sua vita: a nutrirla, quando le zie sbadate non sanno come interrompere i suoi pianti, a proteggerla dalle cadute nel burrone mentre sta giocando a inseguire una farfallina. Quando Aurora ormai è grande, un giorno incontra Malefica nel bosco e, anziché spaventarsi, sorride dicendole di sapere chi lei sia, ovvero la sua “fata madrina”, la sua ombra che l’aveva protetta e seguita da quando era in fasce. Il film quindi prende una piega completamente differente rispetto al cartone e al libro in sé, dando una visione forse piu nitida della storia: Malefica non è la “strega cattiva”, ma è la strega buona ed estremamente amorevole con Aurora.

Cosa ci fa capire tutto ciò?

L’essere cattivi “dalla nascita” è una leggenda metropolitana. La cattiveria, la rabbia, le emozioni “difficili” sono la conseguenza di una profonda ferita che non è stata elaborata a dovere. Spesso infatti si tratta di ferite “antiche”, infantili o comunque legate alla prima giovinezza (può essere interessante leggere le storie di qualche serial killer per capire l’infanzia che hanno subito) che riemergono. Ciò fa male… ed è umano (anche se sbagliato) aver sete di vendetta.

Malefica è prima di tutto una donna. Prima di essere fata, o creatura magica. Ella raffigura ogni persona tradita nel cuore e nella dignità con l’amputazione di una parte di sé che la rendeva quello che era: una fata. Il tradimento da parte di chi si ama crea una lacerazione atroce che richiede tempo, energia e grande forza per essere superata; il male ricevuto da chi amiamo, invece, è ancora peggio. Da qui nasce il sentimento di rivalsa che, se incontrollato, non compreso, può portare chi ne è vittima a vendicarsi in maniera crudele, per il dolore subito. Ma qual è la forza di Malefica? Secondo la mia lettura, quella di darsi una possibilità, quella di cambiare. Quella di trasformare il dolore in qualcosa di migliore. E forse, nelle favole che ci venivo lette, queste cose mica ce le spiegavano. Ed è bello, così come interessante, capire che oltre al “cattivo” c’è anche qualcosa di buono, e che essere cattivi fa parte dell’umanità di una persona, esattamente come essere buoni.

 

“Ho visto la tristezza di un gobbo deformato.

Ho visto la dolcezza della bestia inferocita.

La docilità e il grido d’aiuto nel ringhio di un lupo affamato.

E la bellezza negli occhi di un orco.

Io sono la strega cattiva,

L’amore per me non è scontato come quello di una principessa.

Non sarò cosi distratta da pungermi con un ago maledetto,

perdere una scarpetta di cristallo oppure mangiare una mela avvelenata.

Sì, sono la strega cattiva.

Ma so amare piu di una principessa.”

 

(Alessia Vi)

 


Condividi su