Pescaria arriva a Napoli, con tantissime proposte gustose

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Il 25 febbraio, a pochi passi dal Lungomare Caracciolo, precisamente in piazza Vittoria 6, ha aperto Pescaria, il fast food pugliese famoso per i suoi panini di pesce.

 

Purtroppo a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, non è stato possibile festeggiare in loco, ma il calore di Napoli, dei napoletani e non solo si è potuto sentire ugualmente attraverso due aperitivi digitali organizzati con Kampaay, piattaforma digitale per l’organizzazione di eventi; una room su Clubhouse e con la diretta della prima giornata di lavoro.

 

 

Pescaria è nata nel cuore della provincia barese: il primo store è stato inaugurato a Polignano a Mare nel 2015 grazie a Bartolo L’Abbate (storico commerciante ittico pugliese, amministratore delegato di Pescaria), chef Lucio Mele (Bib Gourmand nel 2012 a soli 32 anni) e Domingo Iudice (co-fondatore e CMO di Pescaria, tra i 100 direttori marketing italiani di successo secondo Forbes). Nel 2016 è stata inaugurata la prima sede di Pescaria a Milano in via Bonnet, nel 2018 è arrivato il secondo store in via Solari e nel 2019 quello di Torino, in una location esclusiva su due piani in Piazza Carignano, poi Roma e Bologna. 

 

Tra il 2020 e il 2021 tre aperture, nuove tappe in arrivo e nessun giorno di chiusura nonostante l’emergenza. Grazie al supporto strategico dell’agenzia di marketing Brainpull, Pescaria ha potenziato le campagne digital a supporto del servizio delivery a Milano e Torino e creando in soli due giorni una piattaforma autonoma di prenotazione di pranzi e cene a domicilio anche in Puglia.

 

Oggi Pescaria è arrivato anche a Napoli, con un menù e tante proposte interessantissime. Noi di Hermes Magazine abbiamo avuto il piacere di intervistare Domingo Iudice.

 

Ciao Domingo, innanzitutto complimenti e auguri per la nuova apertura a Napoli. Quali sono i punti di forza del format?

“È un modo nuovo di servire il pesce crudo e cotto, che risponde ad un’esigenza in un modo inedito, nuovo e innovativo, cioè quello di consumare più spesso pesce, che è una proteina animale, che fa molto bene e chiaramente viene offerta in una formula, qualitativamente molto alta, ma dal servizio casual, per cui permette di incontrare più frequentemente un bacino sempre più grande di consumatori.”

Perché avete deciso di aprire anche a Napoli?

“Perché è un caposaldo della cultura enogastronomica italiana. E’ una città che adora il pesce, una città, soprattutto, che ha dato tantissimo al mondo del fast food, del cibo da strada e con cui non potevamo fare a meno di confrontarci, sia per misurare le potenzialità, ma soprattutto per dimostrare la validità e la forza della nostra offerta.”

Il menù di Napoli è lo stesso di quello di Polignano?

“Assolutamente si. Chiaramente, come sempre, facciamo delle piccole variazioni, che permettono la cucina di lavorare meglio. In questo caso riguardano la mancanza di primi piatti, ma abbiamo tutti i panini, i grandi fritti, il crudo mare, quindi si può dire un menù pressoché identico.”

Quali sono le vostre strategie per mantenere la stessa qualità nei diversi punti vendita?

Abbiamo centralizzato la produzione sia del prodotto ittico, sia di altri prodotti semilavorati, che giungono direttamente nei punti vendita dalla nostra centrale polignanese. Questo lo abbiamo fatto con un grosso investimento, ma soprattutto un grande sforzo, in quanto ha comportato una riprogettazione, che Bartolo e Lucio stanno disegnando e portando a compimento, in cui centralizzando la produzione, si rende costante la qualità. Oltre a questo c’è anche un discorso legato alla diffusione della conoscenza dentro Pescaria. Questa la facciamo attraverso un portale unico, attraverso il quale diffondiamo ogni giorno ricette, prassi, modalità standard di preparazione. È chiaramente un lavoro di continuità, ricerca e innovazione, ma è anche un qualcosa che ci sta restituendo una certa costanza di risultati, che pian piano migliorano l’output e la qualità. Ovviamente l’altra strategia è quella di monitorare costantemente i feedback dei clienti, che sono la migliore cartina di tornasole della qualità dell’output.”

Come avete vissuto la nuova apertura a Napoli in zona arancione?

“È stata un’apertura strana, differente, atipica, rispetto alle nostre aperture in festa, ma non per questo meno bella, anzi è stata fantastica, perché suonata come un incoraggiamento in un momento nel quale tutto sembra verificarsi tranne che, appunto, un segnale positivo per la ristorazione. Quello che abbiamo raccolto da questo gesto di coraggio è un calorosissimo affetto, non solo online dove abbiamo presidiato alcune piazze, ma anche dal vito. Ci sono stati infatti due aperitivi digitali organizzati con Kampaay, piattaforma digitale per l’organizzazione di eventi; poi su Clubhouse, con una “room” dedicata e con la diretta della prima giornata di lavoro. Sin dal primo giorno abbiamo avuto delle ordinazioni davvero copiose e abbondanti, grazie anche alla collaborazione con Glovo, abbiamo migliorato il servizio delivery. Il sabato e la domenica a pranzo abbiamo notato anche un interessante fenomeno di takeaway. Fenomeno che, c’è da sottolineare, a totale appannaggio della città di Napoli è stato estremamente educato e cortese e oltretutto avvenuto sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, che hanno sempre presidiato in genere la zona di Piazza Vittoria e del Lungomare Caracciolo.”

Quali sono i vostri sogni?

“Il nostro sogno per il momento è quello di realizzare un gruppo di una dozzina di ristoranti nelle principali città da nord a sud dell’Italia, controllati direttamente e poi a quel punto scalare il business, ma soprattutto di iniziare a mettere delle bandierine anche su delle città europee e perché no, anche del nuovo continente. Chiaramente i sogni li costruiamo un po’ ogni giorno e quindi lo facciamo con tanta pazienza, e soprattutto nella convinzione che per realizzarli bisogna tenere i piedi ben saldi a terra e capire ogni giorno come migliorare.”

 


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