I dolci di Natale che non possono mancare nelle tavole umbre

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L’Umbria è una terra bellissima, che produce delle meraviglie culinarie purtroppo poco conosciute. Durante tutto l’anno la terra umbra ci regala tantissime eccellenze: tartufi, salumi, formaggi, vini, miele, olio, cipolle, legumi e chi più ne ha più ne metta. E da questi prodotti nascono dei piatti buonissimi.

Alcune delle preparazioni in assoluto meno conosciute nel resto della Penisola italiana sono i dolci che imbandiscono le tavole durante le feste di Natale: alcuni nomi vi sembreranno strani e particolari, ma il gusto di questi dolci della tradizione è ottimo! Ogni zona della regione ha le sue ricette tipiche che possono variare anche di molto da quelle della zona confinante (che ci volete fare, l’Umbria è fatta così, come se fossero tante piccole realtà divise ma unite).

Partiamo per questo viaggio zuccheroso alla scoperta dei dolci tipici che non possono mancare nelle tavole umbre a Natale:

Tozzetti umbri

Fonte foto: UmbriaTourism.it

Questi biscotti secchi, fatti con mandorle o nocciole, che vengono mangiati in tutto il territorio umbro, assomigliano visivamente ai Cantucci toscani ma, rispetto a questi ultimi, hanno una loro particolarità: nei Tozzetti umbri vengono aggiunti i semi di anice, che gli regalano un sapore ed un odore inconfondibili! Vengono sempre serviti con un vino liquoroso come, per esempio, il Sagrantino dolce di Montefalco o il Vinsanto di Trevi.

Rocciata

Fonte foto: TgCom24.mediaset.it

La Rocciata è un dolce che si mangia soprattutto nei territori di Foligno, di Spello e di Assisi, ha origini antichissime (tanto che viene nominata anche nelle Tavole Eugubine, risalenti al III secolo a.C.) ed ogni famiglia ha la sua “ricetta perfetta” che viene tramandata di generazione in generazione. Si tratta di un serpentello di pasta arrotolata ripiena di frutta secca mista (di solito uvetta, noci e pinoli) con mele, Vinsanto, cannella, scorza di limone e cacao amaro. Descritta così non rende il piacere che si ha mangiandola, me ne rendo conto, ma vi assicuro che le papille gustative che avete in bocca balleranno il Valzer mente la assaporate!

Pinoccate

Fonte foto: UmbriaEventi.com

tra ricetta che affonda le sue radici lontano nel tempo, e più precisamente nel Medioevo, quando le Pinoccate (o Pinocchiate) hanno legato, a doppia corda, la loro storia a quella dell’età comunale di Perugia. Già solo vedendole, le Pinoccate riportano alla mente i guelfi bianchi e i guelfi neri, perennemente in lotta tra loro, durante quegli anni, per accaparrarsi il potere.

Infatti, le Pinoccate si trovano sempre incartate in coppia, una bianca e l’altra nera. Sono a base di pinoli (da qui il nome) e zucchero, senza farina, con l’aroma di vaniglia in quella bianca e al cacao quella nera. Sono sempre fatte a forma di losanga e questo per un motivo preciso: le due losanghe accostate formano una delle cinque figure fondamentali del Medioevo, ossia l’ottaedro regolare, uno dei cinque solidi platonici che avevano significati allegorici e trascendentali, spesso legati alla capacità dell’uomo di “farsi la sua fortuna”.

Un’altra storia particolare che ci arriva dalle cronache del tempo è quella che narra l’uso che ne facevano i cittadini perugini: incartate insieme come se fossero delle grosse caramelle, venivano trasformate in dolci da lancio per colpire i nobili che assistevano alle giostre. Al giorno d’oggi non vengono più lanciate, anche perché sarebbe davvero un peccato sprecarle così, tanto sono buone!

Panpepato

Fonte foto: RicetteUmbre.com

Il Panpepato è il dolce più famoso di Terni e provincia, ed anche uno dei più buoni, almeno a mio parere. Anche in questo caso, le origini si possono trovare lontane nel tempo, almeno nel 1500, se non addirittura all’epoca degli antichi romani. È un dolce che ha origini contadine, fatto con ingredienti che potevano essere “messi da parte” dai raccolti dell’intero anno.

Ad una prima occhiata, la forma ricorda quella di una pagnotta, rotonda e a cupola, ma il Panpepato nulla a che fare con il pane! È un impasto composto da cacao, cioccolato, caffè, Vinsanto o mosto cotto d’uva, miele e farina, arricchito poi da mandorle, nocciole, pinoli, cannella, noce moscata, arance e cedri canditi, uva passa e, soprattutto, pepe. Viene poi cotto al forno e mangiato durante le feste natalizie quando, secondo la tradizione, quello fatto in casa viene regalato a chi ci sta a cuore, insieme ad un rametto di vischio.

La cosa particolare di questo dolce è che, di solito, non ha dosi precise; gran parte degli ingredienti viene aggiunto “a sentimento” da chi lo cucina, così da non trovare mai (e dico veramente mai) un Panpepato che abbia lo stesso identico sapore di un altro.

Maccheroni dolci

Fonte foto: Cookpad.com

I Maccheroni dolci hanno, per me, il ricordo di infanzia. Erano il dolce preferito di mia nonna e non c’era pranzo di Natale senza che, alla fine, non facessero la loro entrata, talvolta anche plateale (negli anni in cui il risultato era particolarmente riuscito).

Mia nonna mi raccontava che amava così tanto questo piatto perché, quando lei era piccola, i Maccheroni dolci non venivano mangiati come fine pasto, ma erano l’unica portata durante la cena della Vigilia di Natale e, in un’epoca dove il dolce non si mangiava così tanto spesso, per lei bambina era davvero una festa!

Il piatto è piuttosto semplice da cucinare: si prende della pasta (si, esatto, la classica pasta con cui si cucinano i primi piatti), che siano tagliatelle o maccheroni poco importa, e si cuoce in acqua salata. Una volta cotta e scolata, si condisce abbondantemente con un trito di noci, zucchero, pangrattato, cioccolato fondente grattugiato, zest di limone, alchermes, cannella e cacao dolce.

Lo so che molti di voi stanno storcendo il naso, mi rendo conto che può sembrare strano, ma tutti quelli che l’hanno assaggiati, benché inizialmente scettici, si son dovuti ricredere sulla bontà di questo dolce natalizio.

Torciglione

Fonte foto: RicetteDellaNonna.net

Questo è un altro must nelle tavole umbre durante il periodo di Natale, talmente tanto che è il dono più ambito da scambiarsi tra signore del vicinato. Inutile raccontarvi i pettegolezzi che nascono da questa pratica: “Il torciglione della Rita è così piccolo, quello della Maddalena ha quattro pinoli in croce, come lo fa la Marcella non lo fa nessuna, tranne il mio che è più buono”. Di sicuro non è un gioco da ragazzi creare il Torciglione perfetto, ci vuole tanta maestria e anni di prove.

Il Torciglione è un impasto di farina di mandorle, uova, zucchero a velo, liquore tipo Brandy e zest di limone, tirato e modellato per farlo sembrare un vero e proprio serpente con tanto di testa e arricchito con mandorle e pinoli per ricreare le scaglie, e con uva passa o chicchi di caffè al posto degli occhi.

Le sue origini si fanno risalire, anche in questo caso, al periodo Medievale e pare che sia nato nella zona del Lago Trasimeno, visto che la sua forma ricorda tantissimo quella delle anguille che vivono nelle sue acque; sembra che in antichità serviva per festeggiare dei riti pagani, durante i quali, il serpente, veniva adorato come divinità, in quanto simbolo della vita per la sua proprietà di cambiare la pelle e, quindi, rigenerarsi.

Pammelati

Fonte foto: AboutUmbriaMagazine.it

L’ultimo posto di questa dolcissima carrellata spetta ai Pammelati, un dolce tipico dei comuni di Deruta e Torgiano. Questi dolcetti sono molto semplici da cucinare, hanno l’aspetto dei supplì e sono composti da un impasto cotto di pane grattugiato, noci tritate, cannella, miele, scorza d’arancio, pinoli che vengono poi passati nello zucchero come se fosse una sorta di impanatura.

Con la speranza di avervi fatto venir voglia di provare almeno uno di questi dolci tipici umbri, mi congedo da voi facendovi i migliori auguri per un sereno Natale.


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