Alla scoperta del Re della tavola friulana: il frico

Alla scoperta del Re della tavola friulana: il frico

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Il “re” assoluto della tavola friulana è sicuramente lui, l’unico ed inimitabile frico. Preparato con ingredienti “poveri”, come molti altri piatti che caratterizzano la cucina tipica della Regione, è decisamente un peccato visitare le meraviglie che questa terra offre e ripartire senza averne assaggiato nemmeno un pezzettino.

Le origini del frico

Se pensate che il frico sia l’invenzione di un famoso cuoco stellato, proprio non ci siamo. Le prime testimonianze della sua presenza sulle tavole risalgono addirittura alla metà del Quattrocento, quando il Maestro Martino soleva preparare per l’allora Patriarca di Aquileia la seguente ricetta, poi riportata anche nel ricettario scritto dallo stesso Martino “Libro de arte coquinaria”: formaggio grasso, dalla stagionatura non troppo lunga e nemmeno troppo salato, mescolato a spezie e strutto affinché non restasse attaccato sulla padella. Infine, servito subito perché da gustare bello caldo. All’epoca, il cuoco chiamò questo “antenato” del frico “Caso in patellecte”.

Le originipovere” del piatto sono, poi, corroborate da altre testimonianze, che riportano come questa specie di frittata di formaggio fosse, insieme alla polenta soda preparata con farina di mais, il pasto tipico che i contadini della Carnia portavano con sé al lavoro. Inoltre, nella sua versione croccante (altrettanto deliziosa), sembra che venisse scelto come pranzo dai boscaioli; non essendo “morbido”, infatti, meglio si adattava ad essere portato sulle montagne durante i periodi di lavoro.

Infine, a sancire definitivamente l’origine non ricercata degli ingredienti che compongono la ricetta, il fatto che spesso si utilizzassero per prepararlo le parti che avanzavano del formaggio dopo che questo veniva sottoposto alla fase di realizzazione delle forme, le cosiddette “strissulis”.

La leggenda attorno alla sua “nascita”

Oltre alle testimonianze storiche, attorno alla “nascita” del frico ruota anche una leggenda a carattere mistico. Si narra, infatti, che Sant’Ermacora (oggi patrono della città di Udine), una volta raggiunta la Carnia per portare la parola del Vangelo nei piccoli paesi, chiese riparo e qualcosa da mangiare alla casa di un povero pastore. Questi, sebbene ospitale, poté offrire al Santo solamente una fetta di formaggio, una ciotola di siero e un pezzetto di polenta. Fu a questo punto che Sant’Ermacora suggerì al pastore di rimettere il siero a bollire sul fuoco: arrivato a bollore, i due aggiunsero dapprima un po’ di acqua fredda, poi dell’aceto e del caglio. L’intruglio dal colore biancastro che ne risultò era troppo caldo, pertanto al pastore venne in mente di aggiungervi della ricotta per stemperarlo. La leggenda vuole che al Santo questa ricetta improvvisata piacque molto e che fu, così, tramandata e perfezionata nel corso degli anni fino a diventare l’odierno frico.

Un piatto solo, mille varianti

La specialità di questo piatto non è solamente la combinazione di ingredienti semplici, in grado di regalare al palato sapori eccezionali: restando sempre lo stesso, infatti, può essere al contempo sempre diverso.

No, non ho sbattuto la testa e iniziato a dire frasi dai significati opposti: la versatilità del frico risiede tutta nella fantasia di chi lo prepara. Dato il classico ingrediente di partenza, il formaggio, si possono poi aggiungere talmente tanti ingredienti (ovviamente, non tutti insieme!) da poter gustare ogni volta un piatto diverso. La versione più classica e gettonata è la combinazione di formaggio e patate, ma c’è chi lo preferisce con le cipolle, con i funghi, con lo speck, con le erbette… insomma, libero spazio ai vostri gusti!

Ciò che deve rimanere costante, però, è la scelta del formaggio. Per quanto sia possibile utilizzarne di diversi tipi, infatti, i migliori restano i locali Montasio o Latteria, dalla stagionatura tra i 6 e i 12 mesi (nella preparazione è sempre bene scegliere formaggi di diverso tipo e diversa stagionatura).

Infine, la “corposità” del piatto: vi sono due varianti in linea generale, una dal cuore morbido e filante, l’altra più croccante. Personalmente, adoro (e quindi vi consiglio) il frico morbido, con una leggera crosticina sulla superficie: una vera gioia per pancia e cuore!


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