Il suono del campanile di Curon: il paese sommerso che non è mai scomparso

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Fonte foto: Cinematographe.it

Un campanile solitario è il simbolo di Curon in Val Venosta. Un comune facente parte della provincia autonoma di Bolzano (Trentino Alto Adige) che conta circa 2.450 abitanti, di cui però, solo 400 risiedono stabilmente nell’area vacanze Passo Resia. Il comune, con il Lago di Resia e il Lago di S. Valentino, si trova al confine con l’Austria e la Svizzera. Questo paesino è diventato famoso sul web ed è tra le foto più istagrammabili degli ultimi anni, ovvero, da quando i turisti hanno cominciato a postare foto del campanile in stile romanico che emerge dalle acque del Lago di Resia e ovviamente, tutti quelli che passano di là sono curiosi di conoscere la sua storia.

Il campanile pare sia stato costruito nell’anno 1355 e testimonia, con la sua presenza importante nelle acque del lago, che qui, tempo fa, si vi era un paese. Gli ultimi abitanti di Curon “vecchia” sono stati infatti evacuati, con la forza, pochi giorni prima della costruzione della diga che ha fatto sì che formasse il lago artificiale di Resia nel 1950.

La nuova Curon oggi, costeggia le rive del grande lago di Resia. Qui infatti, si ergevano le cascine e i vecchi agglomerati di case contadini che una volta avvenuta l’inondazione per la creazione del bacino acquatico sono state sostituite da un paese nuovo, sparso sulle rive del lago. In questi ultimi anni questo paesino tra la Svizzera e l’Austria si è trasformato in un centro per il turismo invernale.

Il campanile nel lago: una storia tra leggenda e cruda realtà

La causa per la quale la prima Curon fu sommersa dalle acque non fu affatto per motivi naturali, bensì per la costruzione di una grande diga nel 1950, con la quale unificare i tre laghi, provocandone la completa distruzione dell’antico centro abitato che venne trasferito più a monte.

I lavori di costruzione iniziarono già nel lontano ’39 e l’intento era quello di sfruttare i tre laghi per la produzione di energia idroelettrica. I lavori furono sospesi solo durante il conflitto mondiale per poi riprendere nel 1946, nonostante le difficoltà economiche in cui versava il paese e la mancanza di materie prime.

Grazie ad alcuni investimenti e finanziamenti proveniente dalla Svizzera fu possibile importare alcuni materiali grezzi dall’Argentina, dalla Calabria e dal resto del Nord Italia. Grazie alle sovvenzioni di regioni e stati si poterono continuare i lavori. Le persone impegnate nell’imponente costruzione di questo progetto furono circa settemila.

La costruzione della diga causò il dissenso della popolazione con non poche polemiche e proteste fra gli abitanti del posto che tentarono di rivolgersi perfino al papa per scongiurarne la realizzazione. Purtroppo, ogni tentativo fu vano e le acque dei tre laghi presto sommersero ben 163 case e 523 ettari di terreni coltivati.

Fra questi vi era anche un’antica chiesa datata 1300, a testimoniarlo è il suo campanile che ancora oggi emerge imponente dalle acque del lago di Resia. Anche se purtroppo, numerose infiltrazioni d’acqua minacciano la sua integrità, ecco perché nel 2009 sono stati eseguiti alcuni lavori di restauro.

Il campanile di Resia

Oggi, il campanile di Resia, rappresenta sicuramente uno dei punti più affascinanti (e misteriosi) del lago capace di attirare un ampio numero di fotografi, turisti, ed influencer in grado di istagrammare per una volta, qualcosa di veramente suggestivo. Il particolare affetto delle persone del posto ancora lo ricorda vivo nel cuore loro e del centro, grazie a una leggenda che narra i rintocchi delle campane suonare durante le rigide notti invernali.

Durante la stagione della neve il lago si ghiaccia e è possibile raggiungere come per incanto camminando sulle acque il campanile a piedi.

Quest’anno, poi su Netflix è sbarcata la nuova serie Curon: episodi che vi porteranno alla scoperta dei lati oscuri di questo misterioso lago, legato alle leggende del campanile.

Gli abitanti infatti, giurano che nelle nottate più ventose e buie si sentano ancora le campane suonare del campanile (che non ha più le campane) nel bel mezzo del lago. Ormai è passato più di mezzo secolo ma i più anziani si ricordano tutt’ora il dramma della perdita di quello che avevano per la distruzione e la successiva ricostruzione del paesino.

La maggior parte dei cittadini che vivevano e lavoravano a Curon in quegli anni sono stati costretti a emigrare. Ad andarsene dalla loro terra. Solo poche famiglie, forse le più benestanti hanno potuto ricrearsi una nuova vita a poca distanza dal lago sotto il quale giace tutt’ora la loro casa. Curon non è solo un simbolo di un dramma di un paesino sommerso, è molto di più: nella sua storia s’intravede quella che è la sua regione d’origine: l’Alto Adige, una terra ricca di contrasti, territorio bipolare fatto di palme e ghiacciai, vecchio e nuovo, italiano e tedesco, realtà e leggenda, difficoltà e meraviglia. Non c’è altro luogo dove questi dualismi contrastanti appaiano ben definiti come qui.

 Nel nord della Val Venosta la vita è molto più dura. Soprattutto per i fenomeni atmosferici che contraddistinguono il territorio. Il vento, che soffia costantemente attraverso il passo, e la montagna, rende gli alberi storti e poco stabili. Ad oggi, come già detto la cittadina conta ha solo quattrocento abitanti. “Ci si conosce tutti, tanto che si dice che ci si veda attraverso i muri” commentano coloro che l’hanno visto diventare quella che è ora. La maggior parte degli abitanti possiede degli animali e un pezzo di terreno dove poter coltivare qualche verdura. Ma questo non basta più per vivere ne siamo consapevoli non è minimamente esaustivo per poter vivere. Alcuni, in aggiunta, lavorano in Svizzera, dove c’è più lavoro, oppure in inverno nelle stazioni sciistiche.

 Insomma Curon sicuramente con il suo alone di mistero, magia, leggenda misto a realtà drammatica, merita di essere visitata, ascoltata, e respirata a piano. E se sentiamo le campane, non sarà poi così tragico, piuttosto che le farfalle nello stomaco, è sicuramente più d’effetto.

 Sommersa o meno, Curon non se scomparirà mai del tutto.


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