Una mano rocciosa in terra grecanica: Pentedattilo

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Continua la serie di articoli ambientati nella Calabria ionica reggina. Dopo Stilo, Roghudi e Bova Superiore, è il momento di dare spazio a Pentedattilo, un minuscolo borgo pieno di misticismi e leggende.

Il nome, di derivazione greca, ha origine dalle parole “penta” e “daktylos”, rispettivamente cinque e dita. Ciò deriva dalla parete rocciosa che lo sovrasta, formata appunto da cinque piccole sommità simili alle dita di una mano.

Esso si trova nei pressi della fiumara di Sant’Elia, un tempo utilizzata come via privilegiata per accedere in Aspromonte. Pentedattilo è incluso nel comune di Melito di Porto Salvo, formato da oltre 11.000 abitanti e situato sulla costa. Un tempo il borgo godeva di indipendenza, ma fu abbandonato a seguito di una storia di tradimenti e passione. La leggenda ruota tutta attorno al castello, di cui rimane solo un rudere, ed alla Strage degli Alberti che vide lo scontro tra due nobili famiglie e diverse uccisioni. Geograficamente, si trova ad ovest di Bova e a nord di Roghudi e dista poco più di 7 km dal comune a cui appartiene.

Parlando di borghi calabresi, un riferimento fondamentale è Giuseppe Isnardi, uomo che coltivò per questa Terra un amore profondo, provando a combatterne l’analfabetismo negli anni ’50 con l’ANIMI (Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia) e facendone soggetto prediletto dei suoi scritti.

Del paesaggio calabrese, che conobbe grazie ad esplorazioni e lunghe permanenze, diceva:

“può dirsi che esso sia il volto di un vero e proprio capolavoro di architettura naturale […]

Come avviene appunto in un complesso architettonico,

massa si compone con massa, rilievo con rilievo, in un continuo variare di effetti prospettici e di illuminazione”.

Totalmente inabitato da nativi, il suo isolamento è stato attenuato negli ultimi anni grazie ad alcuni interventi. Tra questi, uno è il nobile lavoro svolto dal Pentedattilo Film Festival, che si tiene ad agosto. Un evento per chi ama il cinema che condivide dei valori di fondo: sostenibilità, interculturalità, cooperazione e tolleranza.

Altro strumento di contrasto all’abbandono è l’utilizzo dell’accoglienza diffusa grazie all’impegno di più associazioni sia locali che nazionali: Associazione Pro Pentedattilo, all’Agenzia dei Borghi solidali con il sostegno di Fondazione con il Sud. Con il loro intervento ogni anno arrivano centinaia di ragazzi attraverso i Campi della legalità Arci e Libera. A dimostrazione dell’accoglienza dei giovani, nonostante le esigue dimensioni del borgo, esso è dotato di un Ostello della Gioventù. Alcune casette, sono oggi diventati laboratori artigianali di vetro, ceramica, legno che ospitano botteghe artigiane della vicina Melito.

Oltre alle leggende dei fantasmi e ai fichi d’india che dominano il paesaggio brullo, Pentedattilo dimostra vivacità e si distingue nel panorama calabrese poiché punta sul turismo esperienziale, culturale e a basso impatto ambientale.


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